Caro sindaco Ignazio Marino,
Le scriviamo in merito ad un fatto molto grave che si è recentemente verificato nella Sua città. Una comunità di famiglie Rom di origine serba è fuggita, qualche mese fa, dal campo nomadi autorizzato di Castel Romano sulla via Pontina. Il portavoce e i membri di questa comunità avevano già denunciato negli anni passati gravi forme di violenze e vessazioni verificatesi nel campo. Ad una tesa situazione di conflitti etnici e religiosi, dovuta alla convivenza forzata del piccolo nucleo serbo di religione cristiana con le quasi duemila persone di origine bosniaca e di fede musulmana, si aggiungevano le condizioni del campo, isolato, sovraffollato e distante dai servizi, frutto del controverso piano nomadi del suo predecessore. Il Suo stesso schieramento politico aveva denunciato la situazione fin dal 2010, insieme a Opera Nomadi. Le denunce dei residenti sono state successivamente raccolte in un documento datato 14 marzo 2012, inoltrato al Quinto Dipartimento. Il portavoce della comunità dichiara che la risposta del Dipartimento fu che il bilancio del Comune era insufficiente a spostare le famiglie in una situazione più sicura per loro.
Gli incendi dolosi che si sono verificati nel campo di Castel Romano sono stati più volte documentati dalla stampa. Tali violenze sono state l’ultima goccia che ha portato le famiglie di origine serba a fuggire dal campo e a rifugiarsi in via Salviati (zona Tor Sapienza) vicino ai loro parenti residenti nel nucleo abitativo storico del campo tollerato “Salviati 1”. Due giornalisti freelance e militanti radicali stavano girando un documentario sui campi nomadi quando si sono imbattuti nei racconti di questi rifugiati. I due militanti sono i destinatari del gratuito patrocinio concesso dalla Giunta del Municipio V (ex VII) ad aprile, composta da una maggioranza PD/SEL, al progetto “Operazione risarcimento danni” nella stessa area di Tor Sapienza, volto a risarcire, simbolicamente e non, i minori danneggiati dagli sgomberi illegali effettuati dalla Giunta Alemanno. Tale progetto è culminato, a giugno, in un evento gratuito al Parco Madre Teresa di Calcutta, a cui Lei è stato invitato e ha risposto con un plauso che ha reso felici gli organizzatori e i partecipanti.
I due militanti hanno quindi accolto con enorme stupore la notizia della Sua ordinanza che prevedeva lo sgombero dell’insediamento il 12 agosto 2013. Notando il preavviso insufficiente e l’illegalità dell’ordinanza ai sensi della legge 881/77 e delle linee guida ministeriali sugli sgomberi, e avendo documentato le gravi denunce di violenze su donne e minori riferite dalla comunità, si sono rivolti al consigliere radicale in gruppo PD Riccardo Magi, il quale ha inviato tale documentazione alla Commissione delle Politiche Sociali, sottolineando come le autorità competenti si fossero rifiutate di incontrare la comunità, contrariamente a quanto previsto dalle norme in materia. L’amministrazione ha assicurato che la situazione a Castel Romano è tornata sicura per via di un’operazione di polizia recentemente effettuata, che ha portato ad alcuni arresti. Il consigliere ha però fatto presente le problematiche di convivenza alla base del conflitto, che non possono in alcun modo essere lenite dagli arresti effettuati. Inoltre, la comunità avrebbe ai sensi di legge ugualmente il diritto di concordare soluzioni abitative diverse con l’amministrazione ai fini di migliorare le proprie condizioni di vita. Infine, la legge 353 del 2000 vieta espressamente di edificare strutture abitative in luoghi dove sono stati documentati incendi di natura dolosa.
La mattina del 12 agosto, però, le ruspe si sono presentate ugualmente. Erano presenti, oltre alla comunità rifugiata, i due militanti, Radio Radicale, l’Associazione 21 luglio e il parroco don Paolo Iacovelli. La richiesta legittima di incontrare l’amministrazione, presentata dalla comunità e dai militanti alle ore 7.00, è stata soddisfatta dal vicesindaco Luigi Nieri solo alle ore 17.00, dopo un’ininterrotta opposizione nonviolenta congiunta della comunità e dei radicali, che hanno invocato il rispetto del diritto, come documentato dal giornalista e conduttore Andrea Billau di Radio Radicale.
La comunità ha espresso chiaramente la sua ferma volontà di lasciare l’insediamento occupato abusivamente, ma ha richiesto, a fronte delle gravi violenze denunciate e documentate, di non essere trasferita a Castel Romano e di concordare soluzioni alternative con l’amministrazione, come la legge prevede. Il vicesindaco ha ribadito di voler effettuare lo sgombero dell’insediamento proponendo come unica destinazione il campo da cui queste famiglie sono fuggite in preda al panico. Di fronte a una così palese violazione dei diritti umani da parte della Sua amministrazione, i militanti hanno dichiarato lo sciopero della fame a oltranza finché il Comune non decida di rientrare nel quadro della legalità e del diritto. In seguito all’immediata adesione della comunità all’iniziativa nonviolenta proposta dai militanti radicali, il vicesindaco Luigi Nieri ha concesso una proroga di dieci giorni, promettendo alla comunità un incontro con l’amministrazione. Lo sciopero della fame è oggi sospeso in virtù di tale proroga, ma sia i militanti che la comunità sono pronti a riprenderlo qualora il Comune persistesse nell’ignorare i loro diritti fondamentali.
Le verifiche promesse dal vicesindaco Nieri e le operazioni coordinate dal comandante Di Maggio nel campo di Castel Romano non forniscono in tal senso alcuna rassicurazione. La questione è il diritto di queste famiglie al dialogo con l’amministrazione e a una soluzione condivisa, reso ancora più impellente dalle problematiche denunciate in merito ai conflitti di matrice etnico-religiosa e dagli incendi verificatisi nel campo e nei dintorni. Arresti, blitz e raid polizieschi nel campo nomadi sono, nella migliore delle ipotesi, inutili ai fini di tutelare questo diritto; nella peggiore, dannosi, in quanto possono solo esasperare le già gravi tensioni tra la comunità serba e quella bosniaca, e le difficili condizioni di vita degli abitanti di Castel Romano, già di per sé afflitto da problematiche legate al sovraffollamento e alla carenza di acqua potabile, secondo quanto dichiarato in più occasioni sia dai residenti che dalle associazioni competenti.
Il gravissimo episodio del 12 agosto costituisce un precedente intollerabile per chi ha acuore la legalità e i diritti umani nel Comune di Roma. Tanto più grave in quanto Lei è stato ingiustamente diffamato, durante le elezioni amministrative, con l’accusa ridicola di avere comprato i voti delle famiglie Rom alle primarie. E’ ben noto a chi da anni segue la questione Rom nella Capitale che Lei ha invece rappresentato una speranza senza precedenti per la tutela dei diritti di questa stigmatizzata minoranza nel Comune di Roma. Può ben immaginare con quale dolore le stesse persone che hanno collaborato con il suo schieramento politico e hanno creduto nella sua elezione stanno in queste ore accogliendo la notizia della gravissima azione intentata dalla Sua amministrazione nei confronti dei rifugiati di via Salviati. Questo segno di continuità con la politica fallimentare della Giunta precedente fa paura a tutti coloro che hanno a cuore la salute e il benessere dei molti cittadini italiani e immigrati di etnia Rom residenti nella Sua città. Il Suo stesso schieramento ha denunciato più volte come azioni dolorose e illegali al pari di sgomberi improvvisi e trasferimenti obbligati siano molto più costosi, in termini umani ed economici, di una politica all’insegna delle pari opportunità.
Le rivolgiamo pertanto un accorato appello affinché Lei mantenga le promesse fatte in campagna elettorale e affinché la sua Giunta si comporti in modo coerente con la linea politica che il suo schieramento ha intrapreso e portato avanti in modo deciso quando si trovava all’opposizione. Le chiediamo di incontrare questi rifugiati e di concordare con loro una soluzione abitativa condivisa. Ci auguriamo che Lei voglia dare così un segnale inverso che cancelli il grave episodio del 12 agosto e inauguri nella Capitale una politica sulla questione Rom all’insegna della legalità, del dialogo e del rispetto dei diritti umani. Confidando nella Sua nota sensibilità e consapevolezza, di cui è testimone lo spessore del Suo curriculum politico e personale, attendiamo un Suo pronto riscontro.
Con stima e fiducia,
MONI OVADIA – attore teatrale, drammaturgo, scrittore, cantante e compositore.
ALEXIAN SANTINO SPINELLI – musicista, compositore, docente universitario e presidente di Them Romanò.
ANTUN BLAZEVIC – artista e mediatore culturale.
FABIO ALBERTI – attivista e segretario della federazione romana di Rifondazione Comunista.
PAOLO IZZO – scrittore, giornalista, attore e segretario di Radicali Roma.
ANDREA BILLAU – redattore di Radio Radicale e conduttore della rubrica Radio Migrante.
RAFFAELLA DI MARZIO – psicologa, studiosa e referente italiana di Human Rights Without Frontiers.
RUDI SALKANOVIC – mediatore culturale e collaboratore di Opera Nomadi.
GIUSEPPE RIPPA – direttore di Agenzia Radicale e Quaderni Radicali.
RITA BERNARDINI – deputata radicale XVI legislatura.
IRENE TESTA – segretaria dell’associazione radicale “Il Detenuto Ignoto”.
MARCO PERDUCA – co-vicepresidente del Partito Radicale e senatore radicale XVI legislatura.
LEONARDO MOLINARI – presidente di Radicali Roma.
GIONNY D’ANNA – tesoriere di Radicali Roma.
SANDOR “DRAGAN” TRAJKOVIC – portavoce della comunità Rom rifugiata a via Salviati.
ZORAN JOVANOVIC – portavoce della comunità Rom rifugiata a via Salviati.
GIANNI CARBOTTI – giornalista freelance e militante radicale.